mercoledì 14 dicembre 2011

Non ci sei e non è un caso.

Vorrei amare mio figlio.
Anzi, per l'esattezza, vorrei provare l'amore incondizionato che prova una madre per il proprio bambino. Quello che si prova quando parte di te scorre nelle vene di qualcun altro, che hai concepito tu - insieme a qualcun altro, questo è ovvio, o forse no - e che senti parte di te, visceralmente.
Vorrei capire cosa si prova.
Vorrei tanto capire cosa si prova.
 
Ogni tanto, per esempio,  mi immagino di stare distesa su un grande letto matrimoniale, con le lenzuola bianche - non che questo dettaglio faccia la differenza -, con le mani una sull'altra e il palmo sotto la mia guancia destra e che lo stia fissando.
 
Mi da il profilo, il classico nasino a patatina dei bambini intorno agli otto mesi, tiene gambe e piedi in aria e sta giocando con un pupazzetto, il suo pupazzetto. Ha le mie ciglia. Lunghissime. E le sbatte rapito e gioioso mentre parla a versi con il suo amichetto. Io non ci sono, non sono nel suo mondo, ma lui, se mi alzassi davvero, potrebbe sentirsi solo. E allora resto. Lo accompagno nel suo viaggio. Nel viaggio suo e del suo pupazzetto.
 
Sbatte di nuovo le lunga ciglia nere e mi viene in mente di quando mia nonna materna mi spiegava quanto fossi fortunata ad avere ciglia lunghe, mica come le sue, corte e senza nemmeno una piccola curva, diceva. E ogni volta che lo faceva, non potevo far a meno di fissare le sue ciglia bianche, per un tempo indefinito, non trovandoci nulla di così senza senso nelle sue ciglia bianche e corte. Sono contenta che mio figlio abbia le mie ciglia. E, se è per questo, ha anche i miei occhi - nel sogno almeno-, lo so perchè alla fine si volta a guardarmi e mi cede in prestito il suo amichetto e mi fa un sorriso grosso come il mondo, a cui ogni mamma non saprebbe resistere.
 
Gli occhi nocciola. Come i miei. Anche se io ho sempre detto - scherzosamente -  che i miei occhi erano color verde bosco. Ci tenevo ad avere un accenno di verde negli occhi. Perchè nella mia famiglia mia madre, mio padre e mia sorella hanno gli occhi azzurri o verdi, io no. E questa cosa, inizialmente, mi sembrava assai strana. Almeno finchè mio padre non ha detto che avevo gli occhi del nonno. Cioè di suo padre. E io ho pensato che fosse una gran bella sfortuna.
 
Ma poi mi sono ricreduta.
Perchè alla fine, sembrerà banale, ma non conta il colore degli occhi.
Conta come li usi.
Conta quanta espressività c'è.
Quanta vita c'è. 
E negli occhi di mio figlio c'è tutta la vita di questo mondo, e non perchè è mio figlio, perchè ci leggi dentro la sua storia. Perchè sono limpidi, cristallini. Perchè un giorno si riempiranno di bugie piccole o grandi, si riempiranno d'amore per una donna, per un hobby, per una partita di pallone. E allora capirà che avevo ragione. 
Il colore degli occhi non conta, conta cosa c'è dentro.
 
Io, per esempio, ho fatto innamorare parecchie persone con i miei occhi. Pur essendo color nocciola. 
Sto divagando.
Decisamente.
 
Le labbra non sono le mie, almeno non nel sogno che faccio ad occhi aperti. Sono a forma di cuore, un pò carnose, rosee. Ed è biondiccio. Il che potrebbe essere. Ho buone probabilità di far un figlio biondo.
 
Vorrei amare mio figlio.
Vorrei farlo incondizionatamente.
Non ci sei, però.
E non è un caso.